martedì 4 settembre 2012

Salerno: l’occasione perduta del Museo dello Sbarco al Forte La Carnale


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L’occasione perduta del Museo dello Sbarco al Forte La Carnale

 Alberto D’Anna, amministratore dell’Azienda Soggiorno e Turismo dal 2002 al 2006, è una persona che da sempre ha a cuore la storia della città. Durante la sua permanenza alla guida dell’Azienda Soggiorno e Turismo di Salerno si è impegnato tanto per ricordare gli avvenimenti,


che nel corso degli anni, hanno coinvolto il territorio salernitano. Tra questi, l’evento, a lui più caro: lo sbarco anglo americano a Salerno. Nel 2003, ad un anno dal suo insediamento, decise di organizzare una grande manifestazione per ricordarlo a distanza di sessant’anni ma purtroppo non andò come lui sperava.
Cosa successe direttore D’Anna?
«In quell’anno immaginammo di fare la rievocazione storica, il cui primo attore doveva essere Gaetano Stella, che era uno specialista in questo campo, con un grosso spettacolo dello sbarco anglo americano a Salerno che - ricordiamolo - avvenne il 9 settembre 1943»
Dove volevate organizzarlo?
«Quello finale a Salerno ma i luoghi dello sbarco li identificammo in alcune località come Paestum, Albanella, Altavilla ecc..insomma la zona che va da Agropoli verso Salerno. E per questa manifestazione cercammo di coinvolgere anche l’università perché Oddati, D’Angelo e Mazzetti avevano già organizzato “Salerno Capitale”. Cercammo, dunque, di coinvolgere quest’ associazione ed altri enti però avemmo un disguido con il professore Mazzetti, per cui alla fine questa consulenza storica dell’università di Salerno non ci fu. Così coinvolgemmo uno studioso internazionale dello sbarco anglo americano: il professore Angelo Pesce. Ricordo che lui fece una pubblicazione molto importante sull’evento storico che si chiamava “Avalance”, che era ricca di fotografie scattate da Robert Capo, bravissimo fotografo che era al seguito dello sbarco. Creammo delle gigantografie di 1,20/1,50 metri. Una, ad esempio, rappresentava un soldato americano che regalava della cioccolata a un bambino italiano; altre illustravano le navi che sbarcavano in quel momento sulla spiaggia di Santa Teresa ecc.. Con queste gigantografie facemmo una mostra fotografica in quei giorni all’istituto Gallotta, a Salerno; in più avendo coinvolto come sponsor sia l’ambasciata americana che quella inglese ma anche quella tedesca, facemmo una visita con le istituzioni allo storico cimitero di Bellizzi. In seguito demmo vita ad una manifestazione che fu fatta all’interno del costruendo aeroporto di Salerno»
E cosa non andò secondo le previsioni?
«Nel 2003 ci fu l’invasione dell’Iraq da parte dell’America. A causa di tale avvenimento si innescò a Salerno un dibattito sul ruolo che gli americani in quel momento stavano assumendo. C’era chi, infatti, li considerava dei liberatori (anche dell’Italia) e chi invece no. Questa discussione, che diventò di carattere politico, frenò la Regione Campania, che era di centrosinistra e guidata da Antonio Bassolino, nella sponsorizzazione della manifestazione.  Insomma, si intiepidii quando in un primo momento aveva accolto l’iniziativa con grande entusiasmo». 
Quindi la manifestazione non si fece?
«Si, fu fatta all’interno dell’attuale aeroporto mentre la mostra fotografica all’istituto Gallotta. Fu un successo, con ospiti d’eccezione come Maurizio Costanzo, ambasciatori americani e inglesi, con oltre 1000 visitatori al giorno. Ma era mia intenzione dar vita  in contemporanea ad un vero e proprio “Museo dello Sbarco” sul Forte La Carnale, che era di proprietà dell’azienda Soggiorno e Turismo, con reperti storici ritrovati proprio nel capoluogo. Tra questi un carro armato che oggi si trova a Piana delle Orme, in provincia di Latina. Lì, un certo signor De Pascale, ha allestito sedici padiglioni tematici e tra questi ce ne è uno dedicato proprio allo sbarco a Salerno. Io andai da lui e gli chiesi di restituirlo alla nostra città perché avevo intenzione di esporlo sulla Carnale. Lui si mise a disposizione ma qui non è mai arrivato»
E perché?
«La parte politica non lo sponsorizzava e io poi cambiai lavoro»
Perché voleva creare un museo proprio sulla Carnale?
«E’ stato il luogo più usato prima, durante e dopo lo sbarco ed era all’epoca un avamposto militare di prim’ordine. Insomma, avrei voluto organizzare una grande manifestazione e dar vita ad un vero e proprio Museo dello Sbarco, di cui ancora oggi si parla». 

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