
Incontriamo Roberto Napoletano direttore de “Il Sole 24 Ore”
“Il
Premio Vietri sul Mare 2012”, sul tema della Cultura, tutelata dall’articolo 9
della Costituzione, giunto alla 3^ edizione, è andato al Sole 24 Ore, che
con il suo inserto culturale “Il
Domenicale”, promuove la diffusione del Manifesto della Cultura…
“Il
Manifesto per la Cultura” rientra nella funzione che io definisco
“istituzionale del Sole 24 Ore”, che è
un giornale che appartiene al patrimonio del Paese, e quindi, ha il dovere di
fare proposte di lungo termine. Significa, la sfida che Cultura ed Economia
devono camminare insieme - che la priorità economica del Paese può e deve
essere nel lungo termine, con la valorizzazione del suo patrimonio culturale,
artistico, storico, ma anche letterario, filosofico. E nel mondo siamo
conosciuti per quello che è questo grande e prezioso patrimonio. Se
sanalizziamo bene, anche il grande successo della moda, del designer,
dell’abbigliamento, di tutto ciò che è prodotto per la casa e per la persona,
risponde alla grande capacità, e al grande talento delle imprese italiane
di valorizzare lo stile italiano, che è
l’immagine dell’Italia”.
La storia di questo Paese è di grande tradizione culturale, che ci rende
visibili nel mondo…
“A
tal proposito, ricordo che vari anni fa, la Commissione Europea volle escludere
la lingua italiana dalle 4/5 lingue, con cui si traducevano i discorsi nella
CE, e Carlo Azeglio Ciampi nella sua funzione di presidente del Consiglio insorse;
la risposta fu: “ma perché dovremmo tenere ancora l’italiano? - l’inglese è la lingua degli affari, è meglio
il polacco, la lingua italiana è la lingua della cultura nel mondo”. Che
l’Italia è dall'antichità uno dei principali centri culturali d'Europa, dobbiamo
ricordarcelo non un giorno, ma tutti i giorni della settimana e tutte le
settimane dell’anno. La nostra idea è che la cultura non è un problema, ma
un’opportunità, non è un costo ma un’ investimento. Ricordo, che Alcide De
Gasperi, nel ‘46, il suo primo discorso da presidente del Consiglio volle farlo
alla Scala di Milano, e con quel gesto volle sottolineare che il Paese per ripartire aveva
due grandi forze: la forza del lavoro e la forza della cultura. La Scala era un
simbolo della cultura italiana! Impegnare in prima linea il Governo nella
ricostruzione dell’Italia significava ripartire anche dalla ricostruzione dei
suoi simboli culturali, come è appunto la Scala”.
Il legame tra economia e cultura l’avete espressamente indicato nello slogan “Niente
Cultura, niente sviluppo”…
“Mi sorprende la domanda di chi mi chiede come mai è
il Sole 24 Ore ad avere il primo prodotto culturale italiano che è “Il
Domenicale”. Io credo che non vi sia nulla di più normale, addirittura
naturale, perché come spiegavo prima, la cultura si intreccia con l’economia.
Considero la cultura, non solo come industria culturale ma industria creativa, che
appartiene a quella parte di economia del Paese, che troppo poco abbiamo
valorizzato. Quindi, è giusto che sia un giornale economico italiano a ricordare al Paese, che investendo sulla cultura, significa
dare una prospettiva di crescita al Paese”.
“Uccidere la cultura in un Paese come l'Italia è un crimine contro la
società”. Eppure, i primi tagli indecorosi del Governo sono stati alla cultura…
“Sulle prossime iniziative, non posso anticipare
nulla, do appuntamento a tutti il 15 novembre c.a. - per la seconda puntata del
“Manifesto della Cultura”, dove presenteremo un “Indice 24 della cultura”, in
cui faremo la nostra proposta sul tema. Ritengo, che non sono necessarie
risorse così ingenti, come si può pensare. E’ inutile appiattire fondi pubblici
che non ci sono, la soluzione è nel valorizzare quello che abbiamo dimenticato
e abbandonato, ed è possibile farlo con minori risorse. E’ incredibile a dirsi,
ma la storia degli ultimi 20/30 anni, indica questo tipo di comportamento. Io
dico sempre che Firenze, non è Roma, però, da sola, ha il patrimonio artistico
dell’intera Spagna. Se non siamo capaci di valorizzare quello che già abbiamo!”
Quale
linea politica per la cultura?
“Si tratta di chiedere una scelta politica economica
coerente sull’investimento culturale e alla cultura, che per me significa
patrimonio artistico, storico, museale, letterario, filosofico, ed anche
formazione, ricerca. Il futuro dell’Italia è il posto che gli compete”
Rosalba
Ferraioli
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