mercoledì 30 maggio 2012

Politica: cambia il bicameralismo ma resta l'incognita del presidenzialismo, ok della Commissione Senato


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"Al mio segnale, si scatenera' l'inferno". Scherza, Gaetano Quagliariello. Cita una delle battute piu' celebri del 'Gladiatore' per sdrammatizzare. Ma rende bene la tensione che si respira al Senato nel giorno in cui la commissione Affari costituzionali vara il testo 'Abc' delle riforme istituzionali (con il si' alla sfiducia costruttiva), ora pronto per l'aula.
Perche' mentre si mette un primo tassello per il taglio del numero dei parlamentari e la modifica del bicameralismo perfetto, sul percorso delle riforme grava l'incognita della proposta semipresidenziale di Berlusconi e Alfano, annunciata con un emendamento in Aula.

Il rischio, paventa il Pd, e' che la mossa del Pdl faccia saltare tutto. Riprendono come se niente fosse, i lavori della Commissione. "Le conferenze stampa non possono entrare nei lavori parlamentari", dice caustico il relatore del ddl sulle riforme, Carlo Vizzini. Che chiude le porte della sua commissione all'annuncio fatto venerdi' da Berlusconi e Alfano. Anche perche' in commissione non ci sono piu' i termini per presentare la proposta semipresidenziale.

E cosi' in seduta notturna la commissione da' l'Ok alla riforma 'Abc', secondo la road map originaria. Nella consapevolezza che la prossima settimana in Aula si aprira' tutt'altra partita, con l'emendamento 'semipresidenziale' del Pdl. Dopo aver votato la scorsa settimana il taglio del numero dei parlamentari, arriva cosi' il via libera sul tema del bicameralismo. La maggioranza con un emendamento al testo originario stabilisce che il bicameralismo perfetto non e' piu' la regola, ma diventa l'eccezione (ad esempio per leggi costituzionali o elettorali).

Per il resto, per varare una legge bastera' il via libera di una sola Camera. A meno che l'altro ramo del Parlamento entro 15 giorni non chieda di riesaminare il testo per cambiarlo. A questo punto i passaggi potrebbero diventare due o anche di piu', se a sua volta la prima Camera vorra' rivedere il ddl (non e' stato fissato un numero massimo di 'richiami' possibili). Ma, afferma Quagliariello, cio' dovrebbe avvenire solo in caso di "errori o gravi problemi politici".

Lega e Idv non sono pero' affatto convinti: "Si torna di fatto a un bicameralismo perfetto. Quello che era uscito dalla porta rientra dalla finestra", protestano. Ma intanto riescono a far approvare due emendamenti: uno per introdurre in Costituzione lo 'Statuto dell'opposizione', l'altro - a firma Calderoli - per scrivere nella Carta che i parlamentari hanno "il dovere di partecipare ai lavori di commissioni e Aula". La riforma varata in commissione al Senato introduce anche la sfiducia costruttiva. Anche se, sottolineano dal Pd, essa e' "in controtendenza con l'idea di presidenzialismo".

Il Pdl per ora la lascia passare, ipotizzano, per poi 'affossarla' in Aula. Ma oggi il Pd non protesta, non fa le barricate. Tiene fede al suo impegno sul testo originario e rispedisce la palla nel campo del Pdl e nell'attesa dei suoi emendamenti conferma il sospetto che voglia far saltare il tavolo. Se il partito di Bersani andra' a 'vedere' le carte sul semipresidenzialismo non sembra ancora deciso. Ma intanto si conferma la convinzione che i tempi non ci sono: meglio portare a termine quel che si e' avviato in commissione e insieme cambiare la legge elettorale.

Al contrario, i tempi ci sono, afferma da parte sua Angelino Alfano. Che si spinge fino a ipotizzare il via libera definitivo alla riforma presidenziale "entro ottobre", per poi mettere mano alla legge elettorale. Un percorso opposto rispetto a quello ipotizzato dai democrat, che neanche commentano la proposta del segretario del Pdl di uno 'scambio' tra presidenzialismo e conflitto d'interessi. Ma la partita e' ancora tutta da giocare. Se davvero gli emendamenti semipresidenziali scateneranno "l'inferno" si vedra' in Aula.

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