sabato 8 settembre 2012

BADIA DI CAVA: diocesi “nullius”


informazione e discussione multimedialeÈ ormai agli sgoccioli l’atteso passaggio di testimone tra la Diocesi della SS. Trinità della Badia di Cava e l’Arcidiocesi di Amalfi-Cava. Da un ventennio circa si è vociferato che la Badia dovesse lasciare le tre parrocchie, dal 1979 alle sue dipendenze (Dragonea, Corpo di Cava e San Cesareo), alla confinante Arcidiocesi di Amalfi-Cava. Ma finora non se n’era ancora fatto nulla. Ora però sembra che i giochi siano conclusi: da indiscrezioni, infatti, si apprende che il decreto, che sancisce la fine della giurisdizione della Badia su un territorio extra-abbaziale, sia pronto per essere attuato nel giro di poche settimane. L’Abate don Giordano Rota, Amministratore Apostolico della Badia, dovrà pertanto effettuare le dovute consegne all’Arcivescovo di Amalfi-Cava Mons. Orazio Soricelli, che sarà dunque il Pastore anche di queste tre parrocchie. Questo non significa che scompare del tutto la diocesi della SS. Trinità di Cava, ma che semplicemente non avrà più un territorio da gestire, se non quello delle mura e dei confini dell’Abazia stessa, sulla quale peraltro già c’è la gestione dell’Abate. L’Abbazia benedettina diventa, dunque, quella che una volta veniva impropriamente chiamata “Diocesi nullius”, cioè diocesi di nessun vescovo, se non dell’abate stesso, attribuendo alla definizione il significato di abbazia senza alcun territorio e alcun popolo da amministrare. Rimarrà il titolo di Abbazia territoriale e l’Abate ne resterà a capo, conservando le proprie insegne. La Badia di Cava continuerà però a mantenere la proprietà dei beni al di fuori del Monastero, tra cui il Santuario della Madonna Avvocata sopra Maiori, che già attualmente ricade nel territorio dell’Arcidiocesi di Amalfi-Cava, e il convento di San Vincenzo a Dragonea, ma non la Chiesa attigua. Si chiude dunque una pagina di storia durata quasi 1000 anni, durante i quali la Badia ha svolto un grande lavoro spirituale, culturale e amministrativo, lasciando un po’ in tutto il meridione d’Italia il proprio segno indelebile. Ciò non significa che la millenaria abbazia smetterà di insegnare: in essa sono contenute storia, spiritualità, cultura e santità che continuano ad emanare i propri raggi lontano, come dimostrano le interminabili visite di studiosi, storici e semplici turisti. La Badia resta il faro che continua ad illuminare la città di Cava e tutto il Sud Italia.


                                                                      Giampiero Della Monica

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