La richiesta di condanna a cinque anni chiesta dal pm Fabio De Pasquale nella requisitoria del caso Mills per Silvio Berlusconi e' "solo l'ultimo atto di una persecuzione giudiziaria e un'operazione di diffamazione senza limiti". E' uno dei passaggi dell'intervista dell'ex premier a "La Telefonata" di Maurizio Belpietro. Il Pm De Pasquale - dice ancora Berlusconi - ha "un pregiudizio politico". E spiega: "Ruby ha sempre negato cio' di cui mi si accusa. Anche il presunto concusso della Questura di Milano ha negato. Il processo non doveva neppure cominciare, ma io mi difendero'". Berlusconi poi torna a parlare della riforma della giustizia, "indispensabile" dice, anche alla luce degli ultimi avvenimenti giudiziari che lo vedono protagonista. In merito ai giudici plaude le parole del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, pronunciate ieri al Csm. E' giusto - sottolinea Berlusconi - l'invito ai magistrati di "stare piu' zitti e di esternare di meno".
Sul fronte politico, Berlusconi ha ribadito che dara' il suo sostegno al governo Monti "fino a quando attraverso questo Governo potremo portare in Parlamento le riforme indispensabili per il nostro Paese. Riforme, per la cui realizzazione, noi ci siamo messi da parte". Poi parlando della Lega ha ricordato che " in primavera intende andare da sola, ma sono certo che la collaborazione continuera'".
L'ex premier oggi interviene anche dalle pagine de Il Giornale. "Ho la coscienza di aver servito in questi anni con tutte le mie forze il mio Paese, e ne sono ripagato con un accanimento da parte di alcuni magistrati di Milano che non ha eguali nella storia". Inizia cosi' la lettera aperta di Berlusconi in prima pagina sul quotidiano di Sallusti. "Si vuole distruggere fino in fondo la mia immagine di uomo, di imprenditore e di politico", continua il fondatore del Pdl, "solo io posso sapere quanto male ho subito e continuo a subire per avere scelto la strada dell'impegno politico". E continua: "Al termine di una vita di lavoro indefesso sia nella mia professione di imprenditore e in seguito nell'impegno politico, sono trattato peggio di un delinquente, con accuse che non trovano corrispondenza nei fatti e che sono state smentite nel corso del processo dibattimentale. La decisione di impegnarmi nella vita pubblica, cercando di trasformare e di cambiare l'Italia, non mi e' stata mai perdonata da tutti quei poteri che si sono visti insidiati nei loro interessi e nelle loro ambizioni. "Quello che piu' mi amareggia in questo momento - continua la missiva - e' di constatare fino a che punto la giustizia puo' essere piegata a pregiudizi di carattere politico e ideologico. Ripeto: solo chi malauguratamente ha la sventura di entrare nel tunnel della mala giustizia puo' immaginare l'incubo che si sperimenta, la sofferenza che si prova a finire nell'ingranaggio disumano di una giustizia che sembra non rispondere piu' alle leggi, ai principi fondamentali del nostro ordinamento liberale, alle prove e ai fatti che emergono nel corso dello stesso procedimento".

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