
Non c’è speranza per salvare il Cstp in queste condizioni. Per questo sono stati mandati a casa in 603. E loro, nella giornata di ieri, hanno smesso di “collaborare” con l’azienda.
Dato che non servono più (definiti “personale eccedente”) hanno agito di conseguenza. Solo quattro gli autobus che ieri hanno circolato tra Salerno e la sua provincia: una linea 32, una 34 e due linee 8. Tutte concentrate nelle prime ore del mattino. Poi il deserto.
E a leggere il documento con il quale, venerdì, è stato dato, di fatto, l’avvio alla procedura di mobilità per l’intero personale, il quadro disegnato dai tre liquidatori del Cstp non è affatto confortante e spiega, in sostanza, le motivazioni per cui 603 dipendenti saranno presto senza lavoro, a scanso di miracoli, si intende. Oltre gli ingenti tagli patiti dall’intero settore del trasporto pubblico locale, tante sono le motivazioni addotte da Pizzo, Cicatiello e Santocchio per dare il benservito ai lavoratori dell’azienda. In primis, quando si parlava dell’istituzione del fondo di due milioni di euro per garantire il servizio fino ad ottobre e intesa come conditio sine qua non per evitare i licenziamenti, si cadeva in errore. «Il collegio - si legge nella procedura di mobilità - non ritiene sostenibile l’esercizio provvisorio attese le attuali condizioni di non economicità e l’assenza di adeguate risorse finanziarie, essendo persino inadeguato versamento in conto capitale di 2 milioni di euro, peraltro nemmeno sicuro, che non consentirebbe comunque un esercizio provvisorio oltre il limite del 15 ottobre». Primo motivo. Il secondo è quello riguardante i famigerati contratti di solidarietà, bocciati dal ministero in virtù dello stato di liquidazione del Cstp. Ebbene, per mettere a punto la procedura, per studiarla, è stato però pagato un consulente. Per lui 10mila euro di compenso per una proposta bocciata. «Non si intravedono meccanismi per evitare l’attivazione della procedura ed i programmatici licenziamenti. Il contratto di solidarietà - si legge ancora nel documento - costituisce un percorso non utilizzabile; la cassa integrazione guadagni non è applicabile a questo settore; gli esodi incentivati sono già stati attivati e comunque allo stato non vi sono risorse finanziarie adeguate». Una catastrofe, insomma, che fa delle promesse dei mesi scorsi fatte ai lavoratori, delle semplici favolette a cui nemmeno i bambini crederebbero più.
Infine il colpo finale con l’ammissione dell’impossibilità di fronteggiare l’impatto sociale dei licenziamenti. «A conclusione della procedura a ciascun lavoratore verrà comunicato il recesso del rapporto».

E a leggere il documento con il quale, venerdì, è stato dato, di fatto, l’avvio alla procedura di mobilità per l’intero personale, il quadro disegnato dai tre liquidatori del Cstp non è affatto confortante e spiega, in sostanza, le motivazioni per cui 603 dipendenti saranno presto senza lavoro, a scanso di miracoli, si intende. Oltre gli ingenti tagli patiti dall’intero settore del trasporto pubblico locale, tante sono le motivazioni addotte da Pizzo, Cicatiello e Santocchio per dare il benservito ai lavoratori dell’azienda. In primis, quando si parlava dell’istituzione del fondo di due milioni di euro per garantire il servizio fino ad ottobre e intesa come conditio sine qua non per evitare i licenziamenti, si cadeva in errore. «Il collegio - si legge nella procedura di mobilità - non ritiene sostenibile l’esercizio provvisorio attese le attuali condizioni di non economicità e l’assenza di adeguate risorse finanziarie, essendo persino inadeguato versamento in conto capitale di 2 milioni di euro, peraltro nemmeno sicuro, che non consentirebbe comunque un esercizio provvisorio oltre il limite del 15 ottobre». Primo motivo. Il secondo è quello riguardante i famigerati contratti di solidarietà, bocciati dal ministero in virtù dello stato di liquidazione del Cstp. Ebbene, per mettere a punto la procedura, per studiarla, è stato però pagato un consulente. Per lui 10mila euro di compenso per una proposta bocciata. «Non si intravedono meccanismi per evitare l’attivazione della procedura ed i programmatici licenziamenti. Il contratto di solidarietà - si legge ancora nel documento - costituisce un percorso non utilizzabile; la cassa integrazione guadagni non è applicabile a questo settore; gli esodi incentivati sono già stati attivati e comunque allo stato non vi sono risorse finanziarie adeguate». Una catastrofe, insomma, che fa delle promesse dei mesi scorsi fatte ai lavoratori, delle semplici favolette a cui nemmeno i bambini crederebbero più.
Infine il colpo finale con l’ammissione dell’impossibilità di fronteggiare l’impatto sociale dei licenziamenti. «A conclusione della procedura a ciascun lavoratore verrà comunicato il recesso del rapporto».
Nessun commento:
Posta un commento